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Alessia; Una donna che ha usato la femminilità come arma vincente

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la scrittrice, nonché fondatrice del blog Vanity Anatomy. Nonostante il blog non ci sia più, la sua testimonianza rimane ad ispirare e motivare i nostri cari lettori. Attraversando le difficoltà di un paziente oncologico é riuscita a trovare la grinta per superare le dure prove. Oggi ci ha regalato questa intervista, e ne siamo molto grati. Vi invito a leggere la sua storia e prendere spunto dalle sue parole, vivendo questa toccante narrativa..

 

Parlaci un pò di te stessa

La mia vita all’epoca mi pareva perfetta …o quasi. Cresciuta in una bella famiglia unita, mi ero laureata in economia e facevo un lavoro in cui con gli anni mi stava dando l’esperienza e la formazione che l’università non mi aveva dato e che tutto sommato mi lasciava abbastanza tempo libero per lo svago e gli hobby. Capobanda di un allegra ciurma di amiche vittime di gloss Chanel , discoteche e viaggi intercontinentali, il divertimento era continuo, e la singletudine, dopo aver lasciato il mio fidanzato storico poco prima della laurea, era diventata quasi uno status al quale avrei rinunciato solo per il play boy più bello della mia città, che mi aveva rapito cuore e anima ma che non aveva intenzione di mettere la testa a posto. Così passarono gli anni più spensierati e divertenti della mia vita fino al giorno della diagnosi del tumore al seno. Quel giorno fui catapultata dal paradiso all’inferno in un istante… pensai che fosse una punizione divina per tutto quello di cui avevo goduto in quegli anni. Eccoci, mi dissi. Sono arrivata alla fine. Carcinoma duttale infiltrante di 21 mm al seno sinistro, trovato per caso a 37 anni mentre mi mettevo la crema al ritorno di una bella vacanza di luglio in Sardegna. Dai mille colori che ogni giorno vedevano i miei occhi, dal preoccuparmi se intonare le scarpe allo smalto o alla borsa, la vista si velò di grigio e di colpo non conto’ più niente se non la speranza di poter vivere ancora.

 

Cosa ti ha dato la motivazione per rimboccati le maniche, e trasformare la paura e debolezza in forza e speranza?

Sono stata male molti giorni, i primi continuamente a piangere e leggere su internet le prognosi dei vari tipi di tumore al seno, i tipi di interventi per ricostruire il seno demolito, le parrucche, le chemio, le terapie ormonali. Un giorno poi mi sono imbattuta in un forum di donne che parlavano della guarigione, di come convivevano con i controlli dopo essere state operate e avere fatto le cure, e vedevo che si facevano forza l’una con l’altra. Era un bel modo di essere unite e aiutarsi, pur essendo tra loro sconosciute, ma dentro di me pensai che io non ero come loro. Perché io ero giovane, non ero in menopausa, avrei voluto avere dei bambini, una famiglia. Non volevo un ‘aspettativa di vita di 5, 10 o 15 anni. Avrei tanto voluto conoscere ragazze della mia età che stavano attraversando il mio stesso trauma, sapere se dopo la chemio le ovaie funzionavano ancora, se qualcuna aveva ricostruito il seno, se nell’intimità i rapporti con i partner erano cambiati …   tante domande che non trovavano risposta. Un giorno una mia cara amica mi presentò una sua vecchia conoscenza che fu proprio la mia salvezza. Si era ammalata 3 anni prima dello stesso mio tumore, mi raccontò il suo percorso, le terapie, il cambio della dieta, e la sua forza d’animo e la sua bellezza mi fecero accendere la speranza che anche io avrei potuto sopravvivere, continuare ad essere bella e forse migliorare alcuni lati del mio carattere.

 

Questa esperienza ti ha portato alla scrittura ed al blog. In che modo ti ha cambiato scrivere Vanity Anatomy, a livello personale o relazionale?

Scrivere il blog, su consiglio della psicoterapeuta che avevo a disposizione in qualità di malata oncologica, e crearlo a misura di Alessia, mi ha aiutata a divulgare la mia esperienza in tutto il percorso oncologico che ho dovuto affrontare, per fare in modo che le ragazze della mia età potessero avere un esempio di una donna che ce l’aveva fatta, che era riuscita a combattere senza perdere i contatti con la vita reale, ma continuando a fare le cose di prima, andare al cinema, a cena con gli amici, a fare le vacanze, a lavorare, a curarsi del proprio corpo che proprio in quel momento aveva bisogno ancora di più di coccole e amor proprio per rifiorire da quell’incubo. Addirittura inventai un costume , monospalla , che mi permise di andare a festeggiare la fine della radioterapia, al mare dopo che seppi di non poter irradiare la zona soggetta a radioterapia per almeno 1 anno. Non  mi persi d’animo, e con mia mamma che è sarta, disegnai e mi feci cucire questo costume, che poi tramite il blog ho fatto fare su misura alle donne che me lo hanno chiesto.

 

Hai mai avuto la sensazione che la tua femminilità sia stata compromessa dopo il tumore, cosa facevi per sentirti bella?

Inizialmente la mia femminilità è stata molto compromessa. L’impatto più brutto è stato il seno. Dopo la quadrantectomia era diventato molto piccolo e deforme, solo dopo due interventi di lipofilling, a quel punto ad entrambi i seni per poter farli uguali, sono rinata e mi sono regalata una bella quarta misura. Ora sono sempre a farmi foto con il mio meraviglioso decoltè in bella mostra.  Durante le cure mi truccavo, andavo a fare la radioterapia da sola in macchina ogni giorno con un tacco 12 diverso, e alla fine di ogni radio, per premiare la mia bravura, mi compravo qualcosa, anche di poco dispendioso, come un rossetto, uno smalto, o un foulard. Durante le cure ho passato tanto tempo con il mio cane, una Schnauzerina nera di nome Carlotta, che mi ha aiutanto tantissimo. Ed il vecchio playboy che mi aveva rapito il cuore anni prima e che non voleva una relazione stabile, un giorno, dopo un paio di mesi dopo l’intervento, quando mi vergognavo a farmi vedere nuda, mi tolse il reggiseno lo fece volare via e mi disse che ero comunque bella anche con tutte le cicatrici sul seno. Quel momento lo ricordo ancora come fosse ieri.

Oltre al seno  la sofferenza più grande è stata la menopausa indotta dai farmaci. Con una puntura, che dovevo fare ogni 28 giorni, mi è scomparso il ciclo in un attimo. Sognavo la notte di avere le mestruazioni, mi mancavano da morire, ed è stata la cosa che maggiormente non mi faceva più sentire una donna. Avevo caldane violente continuamente ogni mezz’ora,  ingrassai 10 kg in un anno, e avevo paura che questa condizione non fosse reversibile. Al tempo stesso la cura ormonale mi ha fatto venire una pelle luminosa come non mai e capelli foltissimi che non si sporcavano mai.  Per contrastare le caldane ed evitare di aumentare di peso a dismisura sono andata spesso in palestra, ho cambiato dieta, e comunque dopo il lipofilling avevo un seno talmente bello e mi sentivo così sicura di me che i chili in più non erano un problema. Dopo aver terminato la cura ormonale il ciclo è tornato (anche più abbondante di prima) ed  ho perso 5 kg senza tanti sforzi!

 

La vita é un viaggio nel quale ognuno deve trovare se stesso e la sua missione in base alle proprie esperienze; in che modo avere un tumore ti ha influenzato il percorso, e quali sono le lezioni più grandi che hai imparato?

Essere guarita da un tumore mi ha resa più sicura di me, a volte mi sento quasi invincibile, è venuta fuori quella sicurezza che avevo da fanciulla e che per la società avevo quasi messo da parte perché in alcune circostanze era troppo ingombrante per una ragazza educata alla vecchia maniera, con regole forse a volte troppo rigide. Al contempo si è ridotta molto la superficialità, il guardare oltre l’apparenza ora fa parte di me, il voler fare esperienze e non rimandare, perché potrebbe non esserci tanto tempo per poter fare tutto quello che vorrei. E una grandissima voglia di avere un figlio. Quando mi fu diagnosticato il tumore, dentro di me pensai che se fossi morta, l’unica cosa che non avevo fatto e della quale mi ero pentita, credendo di avere ancora tanto tempo per provarci, era quella di non aver mai avuto un bambino. Chissà se ora a 43 anni, alla vigilia del 15 ottobre 2018 in cui saranno passati 5 anni dal giorno in cui fui operata e sarò dichiarata guarita, riuscirò a realizzare questo sogno.

 

Con il senno del poi, che consigli daresti all’ ‘Alessia del passato’, nuova alla notizia e nuova a questo cambiamento di vita?

All’Alessia del passato direi di vivere la vita ogni giorno ed ogni istante con la pienezza e la curiosità di una bambina. Di non rimandare ciò che le piace al domani. Di non arrabbiarsi per cose futili e di non perdere tempo dietro alle volontà degli altri. Di fare solo quello che ha voglia e che la fa stare bene, senza pensare a ciò che la società pensa, senza doversi uniformare agli altri, ma essere se stessa, sempre e comunque.

 

Che ne pensi dei servizi e della missione di Oncovia, lo raccomanderesti?

La missione ONCOVIA è una luce per le donne che si sentono abbandonate a se stesse, che hanno paura di non poter più brillare di luce propria, tanti validi consigli per vivere serenamente il quotidiano durante le cure oncologiche e sentirsi a proprio agio in mezzo alla gente, semplicemente come donne che stanno lottando con dignità in una parentesi della loro vita, senza essere classificate come malate o messe da parte.