Abbiamo il piacere di presentarvi Gioia, una donna in carriera, che ci racconta come la sua vita é cambiata dopo il tumore al seno. Insieme alla famiglia, agli amici, al lavoro, ce l’ha fatta. Di momenti difficili ne ha passati anche lei, ma con brave persone al suo fianco, un sistema sul quale ha potuto fare affidamento, ed attraverso la scrittura, é riuscita a mettere da parte le paure. Con la consapevolezza di poter vivere il presente come unico momento che conta e cirondarsi di positività, non é prigioniera del passato. Ci dice “perciò, senza portarsi appresso sensi di colpa o covare rancori, cerco di vivere il presente nel modo più “presente” possibile.”
Nonostante di strada ne é stata fatta molta, il punto di partenza é sempre lo stesso. Nessuno é immune al dolore e alla paura. Ognuno si trova in faccia il proprio destino quando viene a conoscenza della realtà, una realta che non sembra possibile.
“Quando ho saputo di avere un tumore sono precipitata nella disperazione totale, non troverei ora le parole adatte: un mix di rabbia (nei confronti del medico che aveva sottovalutato il nodulo al seno che gli avevo segnalato tempo prima), senso di colpa per non aver chiesto un secondo parere, paura di morire, angoscia. Pensavo alla mia famiglia, alle bimbe che avrei lasciato ancora piccole (7 e 5 anni) e, nonostante la mia fede in Dio e la certezza che la morte sia solo un passaggio, non mi davo pace. Sarei mancata nelle tappe fondamentali della crescita delle figlie. Fine di tutto a 40 anni. Per colpa di un tumore. Ma cos’è il tumore? E perché ne ho avuto l’esclusiva fra le donne della mia famiglia? Sono domande che mi sarei posta nei mesi successivi.”
Ci racconta che con l’avvento della notizia, nei giorni seguenti le priorità sono diventate più chiare; passare il più tempo possibile in famiglia. Cita la Legge Biagi, che ha previsto il diritto potestativo di riduzione del tempolavorativo per i malati di tumore. Ci enfatizza l’importanza del ruole della sua redazione ‘Il Giornale’, che l’avrebbe ripresa in part-time dopo le cure. Ci dice: “Da quel pensiero attingevo forza”, perché nonostante tutto bisogno comunque pensare al futuro. È importante trovare conforto in ciò che si ama e nella speranza, nella consapevolezza, che il cambiamento non é sempre sinonimo di fine. Nonostante tutto, la vita continua.
“All’inizio ero parte di un flusso di situazioni che si muoveva da solo. Ed è stato un bene. Non decidevo io, altri lo facevano per me. Mi confortava il fatto che altre persone si fossero trovate nella mia situazione e avessero affrontato lo stesso percorso. Che alternative avrei avuto? L’intervento, si fa. La chemio pure e pure la radio e il resto.”
Ci parla della Medicina Integrata, di come allora non aveva ricevuto abbastanza informazioni su come affrontare gli effetti collaterali dei trattamenti e che se potesse tornare indietro lo avrebbe voluto sapere. Di passi avanti ne sono stati fatti molti in Italia ma di problemi ancora ce ne sono. Ci racconta i disagi dell’alopecia temporanea e dell’inaccessibilità della parrucca, troppo cara per ciò che rappresenta. Ci rende partecipi del problema del sistema sanitario e l’inconvenienza di lasciare una cosa del genere in mano ai fondi regionali, lanciando un appello al ministro Giulia Grillo.
Posta dinnanzi alla domanda sulla femminilità, come ha fatto a non trascurarla e cosa faceva per sentirsi bella durante i trattamenti, ci ha ricordato che la bellezza parte dall’interiore. Molte volte il nucleo di un problema risiede in zone inaspettate. Lei per sentirsi bella, si é focalizzata sulla salute e la forza.
“Da una reazione di rabbia – davanti a più di una compagna di viaggio finita in sedia a rotelle causa femori e bacini rotti – è iniziato il mio cammino di consapevolezza, di femminilità e di serenità. Era arrivato lo scossone. Avrei sopportato ancora di vomitare per 4 giorni ogni tre settimane, passino anche la testa pelata e la stanchezza o il fatto di essere immunodepressa, ma non di inciampare e trovarmi in sedia a rotelle causa fragilità ossea. Quest’ultima è una delle possibili conseguenze (per me la peggiore) della terapia che ti priva degli ormoni estrogeni. Quello che accade normalmente e gradualmente con la menopausa naturale, con la cura anti ormonale accade di botto. Che fare? La frase dell’oncologa “non è detto che le succeda” (di rompersi una gamba) non mi aveva rassicurato perché anche la terapia che stavo facendo era per un qualcosa di non sicuro.”
Ci parla del Progetto Diana, un programma di prevenzione delle recidive messo a punto dall’epidemiologo dell’Istituto dei Tumori, Franco Berrino. Dice che sin dal primo giorno questo progetto ha segnato il suo risveglio. Ci rivela nozioni che ha imparato per prevenire la fragilità ossea, e di come basta adottare piccole abitudini quotidiane per restare in forma: “forzare lo scheletro, usarlo il più possibile; non aumentare di peso; non mangiare formaggi e grassi animali (perlomeno ridurli) ma legumi, verdure, semi oleosi (soprattutto sesamo). Assumere vitamina D3 (ma anche la A, la E e la C, per i dosaggi chiedere al medico)…”
Nonostante l’importanza di sentirsi in forma prima di pensare all’esteriore, anche lei non nega il potere delle classiche sedute di bellezza.
“Ho visto decine di donne trasformate dai laboratori di trucco gratuiti, promossi dalla onlus La Forza e il Sorriso. Anche per me quella lezione di trucco è stata una carezza. Impari come occuparti della pelle spenta e come rinfoltire ciglia e sopracciglia. Sono dettagli ma ti possono infondere la carica.
“Oncovia è un’ottima iniziativa perché offre rimedi concreti e specifici per quei momenti di sconforto. Vedersi carine e sentirsi a posto è come partire con un vantaggio verso la nuova vita che ci attende.”
Termina la conversazione con una riflessione, ripensando a tutto quello che ha affrontato e superato. Accennando ciò che ha imparato ‘col senno di poi’*; come la malattia ha cambiato il suo percorso. Consapevole che dalla diagnosi “la sua vita é cambiata profondamente, ma non in peggio..” ci dice:
“ Fra le lezioni che ho imparato dalla malattia c’è quella di ascoltare se stessi. Di non farsi trattare da nessun medico come un organo separato dal tutto ma di scegliere quel Medico che si occupi di tutto te stesso. Di porsi sempre domande e cercare le risposte. Di capire cosa si vuole. Se si è in pace nel cuore ci si sente sempre bellissimi.”
Ringraziamo Gioia per la disponibilità e le sue parole. Ci auguriamo che le sua esperienza possa essere di ispirazione e conforto per donne che, come lei, stanno affrontando momenti importanti. Sappiate che non siete sole.
*Qui trovate il link del blog di Gioia, ‘Col Senno Di Poi…’ à http://blog.ilgiornale.it/locati/